difficile perché il suo stile, più degli altri, non può essere costretto dalle parole, non può essere imprigionato dal conformismo delle idee. Per capire Dalì bisogna vedere le sue opere, toccarle con mano, visitarne gli spazi, apprezzarne le stranezze e le assurdità.
Dalì è sempre stato molto attento alle avanguarie, ha sempre sperimentato ogni tipo d'arte: non solo pittura, scultura e architettura ma anche scrittura, teatro, cinema e fotografia.
Naturalmente anche quando si è confrontato con "mestieri" che non gli appartenevano totalmente, Dalì non si è adeguato ma ha continuato ad esprimersi a modo suo. Un esempio della follia dell'artista è senza dubbio
la foto scattata dall'amico e fotografo, Philippe Halsman. Ecco cosa narra la legenda su questa foto scattata nel 1948: pare che Halsman contò fino a quattro, Dalì fece un salto, gli assistenti del fotografo lanciarono
tre gatti e un secchio d'acqua nell'inquadratura, mentre la moglie del fotografo teneva sollevata la sedia sulla sinistra. Ci vollero ben ventisei tentativi per raggiungere questo desiderato e spettacolare risultato.
Dalì Atomicus |
Risultato che è un vero e proprio dipinto surrealista, la trasposizione realistica dell'immaginazione dell'artista.
Se come me siete rimasti affascinati da quest'uomo ecclettico e volete "vederne" di più, vi ricordo che fino al 25 settembre 2011 è possibile visitare la mostra dedicata a Dalì nel castello di Otranto. (vai al sito)
...e buon percorso surrealista a tutti.
Nessun commento:
Posta un commento