lunedì 19 dicembre 2011

Hacker attack

Sembrerebbe quasi una trovata di Orson Welles, ma questa volta a beffare gli americani sono gli hacker.
Queste foto sono state scattate sulle autostrade americane e naturalmente quello che dicono i cartelli stradali è opera degli hacker.
Quella di riuscire a violare la segnaletica è una moda che sta riscuotendo molto successo tra gli smanettoni, ma soprattutto sta spiazzando gli automobilisti statunitensi.

Infatti le scritte che compaiono al posto delle solite indicazioni sui lavori in corso o sulla velocità, lasciano spazio a frasi del tipo "guidate ubriachi", "usate il preservativo" o "la fine è vicina".

 Naturalmente il problema, oltre alla beffa subita dalle società che gestiscono i cartelli, è quello della possibilità che queste scritte possano distrarre i guidatori provocando degli incidenti.

La polizia sta cercando di scoprire le identità di questi hacker che rischiano sia multe
salatissime che una pena di 90 giorni in carcere ma qualcosa mi dice che questo non fermerà di certo questi "nuovi vandali".

giovedì 15 dicembre 2011

Individuo dell'anno? The Protester

Sta per arrivare il nuovo anno e per tutti è tempo di bilanci, di valutazioni, di riflessioni sull'anno che sta per concludersi.
Così è anche per il Time, settimanale americano, che dal 1927 ogni prima settimana di dicembre, deve eleggere "la persona dell'anno" cioè l'individuo che più di tutti si è distinto e ha avuto maggiore rilevanza durante l'anno appena trascorso.
La scelta è sempre molto difficile: politici, scienziati, uomini di fede, militari, astronauti in molti ambiscono alla copertina del Time. Quest'anno però il settimanale stupisce tutti: nessun volto riconoscibile, nessun nome e nessun cognome, nel 2011 il nuovo person of the Year è the protester.
Nulla di specifico, il manifestante potrebbe essere quello della primavera araba o un indignatos spagnolo, un militante americano o femminista ucraina, non ha importanza la nazionalità.
A spiegare perché il Time fa questa scelta impersonale, da molti condivisa, è l'editore Rick Stengel, riporto di seguito le sue parole: "Esiste un punto di non ritorno globale per la frustrazione? Ovunque, a quanto pare, la gente diceva di essere stufa. Dissentiva, domandava, non disperava persino quando le risposte tornavano indietro sotto forma di nuvola di gas lacrimogeno o grandine di proiettili. Incarnava letteralmente il concetto che l’azione individuale può portare a un cambiamento collettivo e colossale. E sebbene fosse inteso in modo diverso a seconda dei diversi luoghi, il concetto di democrazia era presente ogni volta che essa si radunava."
"Nessuno avrebbe potuto immaginare che il gesto di un venditore di frutta tunisino, dandosi fuoco in una piazza pubblica di una città quasi introvabile sulle cartine, sarebbe stato la scintilla per le proteste che avrebbero rovesciato i dittatori di Tunisia, Egitto e Libia scuotendo i regimi di Siria, Yemen e Bahrein. O che quello spirito di dissenso avrebbe dato impulso ai messicani per sollevarsi contro il terrore provocato dai cartelli della droga, ai greci per marciare contro i leader irresponsabili, agli americani per occupare spazi pubblici protestando contro la diseguaglianza fra i redditi e ai russi per schierarsi contro un’autocrazia corrotta."
"Poiché è in grado di acquisire e mettere in evidenza un senso globale di viva speranza, di ribaltare governi e saggezza convenzionale, di combinare le più antiche tecniche con le più moderne tecnologie per accendere una luce sulla dignità umana e, infine, di guidare il pianeta verso un più democratico seppure talvolta più pericoloso cammino nel XXI secolo, il Manifestante è il personaggio dell’anno 2011 di TIME."

martedì 22 novembre 2011

L'importanza di un bacio

Questo bacio non sembra diverso da molti altri baci cinematografici vero? E invece questa scena andata in onda sul canale americano NBC il 22 novembre 1968 ha qualcosa di speciale: questo bacio ha rivoluzionato gli schemi non solo televisivi ma anche sociali e culturali degli americani.
La scena, tratta dalla seria televisiva Star Trek, ha come protagonisti Uhura, ufficiale alle comunicazioni interpretata da Nichelle Nichols, e il capitano Kirk, interpretato da William Shatner.
Nel copione dell'episodio Umiliati per forza maggiore, i due attori hanno una scena in cui devo baciarsi... Chissà se mentre recitavano sentivano il peso di quel bacio, il primo bacio interraziale nella storia della televisione americana.
Per la precisione si erano già visti baci interraziali come tra ispanici e orientali, ma mai un bacio tra un bianco e un nero.
Oggi un bacio tra due persone di colore diverso non fa scalpore ma nel 1968 fu davvero un azzardo: la stessa NBC cercò inizialmente di cancellare del tutto la scena del bacio trovando l'opposizione di Nichelle Nichols e William Shatner. Si decise allora di girare la scena con un finto bacio, un bacio con le labbra serrate.
Per quanto possa sembrare insignificante sicuramente anche questa scena ha contribuito a combattere a piccoli passi il razzismo in America. per saperne di più

mercoledì 9 novembre 2011

Il signor B: testimonial involontario

Che a Berlusconi piacesse essere al centro dell'attenzione lo avevamo capito: politica, editoria, sport e televisioni sono solo alcuni dei campi nei  quali il premier emerge. Un tutto fare amante della buona musica, delle bella donne e del denaro ma sull' orlo della fine. Infatti la situazione inizia a diventare poco piacevole e tra crisi di governo, fiato sul collo da parte dell'Eurapa, traditori vari e annunciate dimissioni, Berlusconi non riesce a pensare al suo futuro: cosa farà adesso?
La risposta gliela suggerisce la compagnia aerea Ryanair che ha scelto nuovamente il signor B. come sponsor ufficiale per pubblicizzare i propri voli low cost.

La compagnia irlandese ha capito che in tempi come questi la soluzione migliore è andare lontano ma visto che viaggiare costa, offre prezzi davvero competitivi e sceglie come testimonial involontario l'uomo che forse più di tutti noi oggi vorrebbe lasciare l'Italia.
La pubblicità in questo caso si veste da satira ma una satira fine, ricercata che fa sorridere tutti, non solo gli oppositori.

E non è certo la prima volta che la Ryanair utilizza questo tipo di pubblicità per lanciare le sue offerte: sono finiti nella tela della compagnia anche Valentino Rossi, Bossi, Carlà e Sarkò.




Se spostiamo il discorso in ambito prettamente pubblicitario,  in termini di costi questo tipo di pubblicità è praticamente a costo zero: mi riferisco alla cosiddetta Guerrilla Marketing.
Non sappiamo se Berlusconi accetterà le offerte di volo della Ryanair ma di sicuro ora sa che, se dovesse andare proprio tutto storto, ha comunque la stoffa del testimonial.

venerdì 4 novembre 2011

Comunicazione di servizio

Cari lettori,
mi scuso se alcuni di voi hanno riscontrato qualche problema nel raggiungere la pagina facebook del blog Immagini di vita, ora il link dovrebbe funzionare.
Vi ringrazio per la disponibilità,
Archè.

http://www.facebook.com/pages/Immagini-di-vita/206898889383893

sabato 22 ottobre 2011

Il coraggio di essere gay

"When i was in the military they gave me a medal for killing two men and a discharge for loving one."



Leonard Matlovich, questo il nome dell'uomo che decise di andare contro quello che rappresentava per andare incontro a quello che era. La copertina del settimanale Time datata 8 settembre 1975 è lapidaria: la foto di Matlovich in uniforme con il titolo "I am a homosexual".
Nato il 6 luglio del 1943, figlio di un militare, Leonard Matlovich vive tutta la sua giovinezza in basi militari e alla giovane età di 19 anni si arruola.
Sergente dell'aviazione in Vietnam, pluridecorato per l'ottimo lavoro svolto in guerra (uccide due vietcong) e per le ferite riportate, torna in patria nel 1971.
Il 6 marzo 1975 consegna a mano una lettera firmata al suo comandante della base aerea di Langley nella quale, con tutta sincerità, racconta la verità sulla sua omosessualità e annuncia che non avrebbe rinunciato al suo lavoro.
L'uscita del Time segna un punto di svolta: da quel momento in poi Matlovich si è battuto perché i diritti dei gay fossero rispettati. Primo militare a fare outing e in tempi in cui farlo non era semplicissimo, Leonard Matlovich diventa un'icona gay, un punto di riferimento per tutti coloro che volevano uscire allo scoperto ma erano frenati dai giudizi severi e dalla discriminazione della gente.
Anche Matlovich dopo l'uscita di quella copertina ha dovuto subire delle discriminazioni arrivate, in primis, da coloro che pochi anni prima lo avevano omaggiato con onorificenze e medaglie. Il 22 ottobre 1975 viene processato e congedato “onorevolmente”, fa causa per il reintegro nell'Air Force e la vince ma alla fine si accorda privatamente con l'esercito e accetta di chiudere il caso in cambio di 160.000 dollari ed al congedo "con onore".
Alla fine degli anni '70 nel mondo gay compare lo spettro dell'AIDS, malattia che colpisce anche Matlovich. Fino a poche settimane prima della morte, avvenuta il 22 giugno 1988, continua a manifestare davanti alla Casa Bianca contro le insufficienti misure sanitarie prese dall'allora presidente Ronald Reagan per combattere l'HIV.
Coerente con le scelte fatte fino a quel momento Leonard Matlovich decide di essere sepolto nel cimitero del Congresso di Washington e non in quello di Arlington, tradizionalmente destinato ai militari. Questa la sua lapide.



domenica 16 ottobre 2011

Non è un paese per indignati



La capitale vista dopo gli scontri di ieri non ha davvero nulla di eterno: le vetrine distrutte, le scritte sui muri, i cassonetti e le auto bruciate sono quello che rimane di una giornata che si proponeva di essere ricordata per le numerosissime adesioni, per le proposte fatte da chi il paese lo vive quotidianamente, per l'indignazione pacifica.
E invece neanche un'ora dopo la partenza del corteo le vere intenzioni di una esigua ma ben organizzata frangia di manifestanti si sono palesate e nel peggiore dei modi.

Gli scontri hanno offuscato le reali intenzioni della manifestazione e dei manifastanti e ad un certo punto qualcosa si è spezzato ed è successo l'irreparabile. Già ieri sera tutti i TG, tutti i siti internet erano intasati da immagini, da commenti e da collegamenti che raccontavano il peggio di quello che stava accadendo a Roma e il peggio purtroppo è quello che rimarrà nei ricordi di chi era lì per esprimere il proprio malcontento, nei ricordi dei cittadini romani che hanno subito una violenza ingiustificata, e nei ricordi di tutti noi, che indignandoci da lontano eravamo vicini a chi si è ritrovato nel centro del ciclone.
Solitamente contraria alle azioni delle forze dell'ordine, perché credo che spesso incanalino la loro frustazione per un lavoro pericoloso e spesso mal pagato verso chi in fin dei conti non ha colpe, oggi mi sento vicina anche a loro. A differenza del G8 di Genova, dove le forze dell'ordine hanno sfogato la loro umiliazione nei confronti di ragazzi indifesi (mi riferisco alle violenze della scuola Diaz), ieri a Roma erano li per difendere il corteo, per garantire la sicurezza a coloro i quali avevano visto in quella manifestazione la possibità di esprimere le proprie idee, le proprie volontà, la propria indignazione. La forze dell'ordine ieri hanno subito la frustazione di quei ragazzi che riconoscono la violenza come unico modo per far sentire la propria voce, per ribellarsi al sistema, per cambiare le cose.

Inoltre credo che molti di quei poliziotti, di quei carabinieri si sentivano vicini ai manifestanti, vicini alle loro richieste. Questo perché quando arrivano i periodi nei quali lo scontento così come la voglia di cambiamento è generale, periodi di crisi che attanaglia i più e lascia fuori solo i privilegiati, che diventano sempre meno ma hanno sempre più poteri, ebbene in questi periodi le ostilità e le differenze tra comparti diversi della società si attenuano perché siamo tutti coinvolti.


La disapprovazione, la rabbia, la delusione per l'inaudita follia che ha devastato Roma sono sentimenti comuni e che hanno messo d'accordo per una volta tutti: manifestanti, maggioranza ed opposizione. Molti sono stati coloro che hanno appoggiato le più di 200 mila persone scese in piazza pacificamente ma l'appoggio più inaspettato è arrivato senza dubbio da Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia e prossimo presidente della Bce che ha commentato così la manifestazione di Roma contro le banche degli Indignati:«I giovani? Hanno ragione. Siamo arrabbiati noi contro la crisi, figuriamoci loro che hanno venti, trenta anni. Hanno aspettato, aspettano tanto. Per noi non è stato così».
Ecco questa dichiarazione credo sia significativa, significativa perché per la prima volta qualcuno che ricopre un ruolo importante, prestigioso, non ha definito tutti i manifestanti dei facinorosi, degli scansafatiche senza voglia di studiare o lavorare e che per questo va a manifestare, per la prima volta qualcuno si è reso conto che la nostra indignazione non è solo per quello che viviamo oggi, ma per quello che sappiamo già non potremo vivere domani.

martedì 20 settembre 2011

Quando la bellezza fa polemica



Trucco pesante, acconciatura da star, scarpe con un tacco vertiginoso e pose ammiccanti: ecco come si presenta Thylane Loundry Blondeau, modella richiestissima da tutte le riviste di moda per i suoi bellissimi servizi fotografici. Peccato però che la top model in questione abbia solo 10 anni. Avete capito bene, 10 anni, una bambina.


Questi scatti sono stati pubblicati dalla rivista Vogue, la più importante del settore e come prevedibile hanno scatenato parecchie polemiche.

L'indignazione è tutta per i genitori di questa baby-modella: sono stati definiti senza scrupoli, bramosi di denaro e da alcuni sono stati accusati di favorire la pedofilia. Ma chissà cosa ne pensa la piccola Thylane del polverone che le si è alzato intorno? E' consapevole del lavoro che fa o lo vede come un gioco?
In realtà il problema principale non è il posare per delle foto di alta moda, infatti molte bambine prima di lei si sono prestate a servizi fotografici per pubblicizzare vestiti per bambini, la cosa che non è andata giù sono le pose, il trucco, i tacchi alti che di certo non si addicono ad una bambina di 10 anni.





La bellezza è stata la protagonista di questi giorni anche a "casa nostra" con l'elezione, avvenuta proprio ieri sera, di Miss Italia, la calabrese Stefania Bivone. E anche noi non ci siamo di certo fatti scappare le polemiche.

Alice Bellotto
Già prima dell'inizio della due giorni, tenutasi quest'anno a Montecatini Terme, i primi colpi di scena: tre ragazze vengono eliminate dalla Kermesse perché ritratte in foto o  video senza veli. Il regolamento parla chiaro e Patrizia Mirigliani, la patron del concorso, lo difende a spada tratta:" l’articolo 8 è nel regolamento di Miss Italia da circa 50 anni e non si tocca, perché vado avanti sulla strada tracciata da mio padre che ha promosso il concetto della ragazza della porta accanto. È grazie all’articolo 8 che “un” concorso di bellezza è diventato “il” concorso di bellezza, sancendo non solo l’importanza della bellezza, ma anche quella dell’etica."

Tiziana Piergianni
Ora cos'abbia di etico un concorso di bellezza io non riesco a capirlo ed è per questo che sono favorevole all'abolizzione di Miss Italia perché sono convinta del fatto che oggi non rappresenti più quel trampolino di lancio che era nel lontano 1939, anno di nascita del concorso. Allora era davvero un'opportunità per tutte quelle ragazze che volevano fare spettacolo ma non sapevano da dove cominciare.


Raffaella Modugno
Ed è per questo che sono vicina alle tre ragazze eliminate, perché quando affermano che Miss Italia è un concorso bigotto e pieno di ipocrisia hanno ragione: oggi la nudità, specialmente per chi vuol fare spettacolo, non è più sinonimo di non moralità. Certo ci sono modi e modi di presentarsi ma credo che sia più "scandaloso" vendere il proprio corpo per arrivare in alto che farsi fotografare da dei professionisti per lavoro.

L'impressione è che la storia della baby-modella e l'eliminazione da Miss Italia di tre ragazze per delle foto in topless sono due facce della stessa medaglia: la medaglia della bellezza che chiede a delle bambine di sembrare donne e a delle donne di rimanere caste come bambine... almeno nell'apparenza.

giovedì 11 agosto 2011

Magliette con messaggio critpato


Geniale la trovata degli attivisti di Exit, una società di interesse collettivo che opera sull'intero territorio tedesco per aiutare le persone ad uscire dall’ambiente politico dell' estrema destra.
Nel weekend tra il 6 e il 7 agosto a Gera, in Turingia, è stato organizzato dal partito neonazista tedesco (Npd), il festival "Rock für Deutschland", un raduno di militanti di estrema destra pronti ad ascoltare la loro musica preferita.
L'associazione Exit ha consegnato duecentocinquanta «magliette-trojan» attraverso un prestanome agli organizzatori dell’evento neonazista. Le magliette,  rigorosamente nere, con un teschio e la scritta "Ribelli hardcore-Nazionali e liberi", sono risultate un regalo molto gradito dai partecipanti del concerto, che sono tornati a casa ancora più soddisfatti.




Chissà qual è stata la faccia che hanno fatto quando, dopo il primo lavaggio, il teschio e le scritte neonaziste hanno lasciato spazio a questa scritta "Ciò che può fare la tua t-shirt, puoi farlo anche tu. Noi ti aiutiamo a liberarti dall’estremismo di destra", con tanto di logo e dati di contatti, quest'ultimi non lavabili.
Bernd Wagner, fondatore di Exit, è molto soddisfatto dell'iniziativa che ha innescato una serie di dibattiti su vari forum di estrema destra. Nata nel 2000, Exit si finanzia autonomamente e offre anche consulenze familiari e sostegno ad iniziative civili.

martedì 19 luglio 2011

G8 di Genova: il sangue di Carlo Giuliani

Sono passati 10 anni dalla morte di Carlo Giuliani, 10 anni di processi e di sentenze, 10 anni di scuse, di scarica barile ma soprattutto 10 anni di "com'è potuto succedere?".
Il vertice che riunisce gli otto potenti del pianeta nel 2001 si tiene a Genova e l'Italia deve fare bella figura con il resto del mondo. Ma la domanda è: l'Italia è pronta ad affrontare tutto ciò che un vertice come il G8 comporta? Il governo di centro-destra nei giorni precedenti all'inizio dell'incontro continua a ribadire di essere preparato ad affrontare le situazioni che gli si presenteranno. Sono attesi i cortei pacifici dei no-global ma, quello che spaventa maggiormente, sono le tipiche azioni violente dei black-bloc, anch'essi attesi in massa.
Le manifestazioni e i cortei iniziano già un paio di giorni prima dell'inizio del vertice così come gli scontri.
Il dispiegamento di forze dell'ordine è impressionante e si arriva al punto di non ritorno: il 20 luglio è il giorno che ha cambiato la città di Genova non solo nell'aspetto ma anche nei ricordi.
Il "decoro" raccomandato dal Presidente del Consiglio Berlusconi lascia spazio al disordine: auto incendiate, vetrine distrutte, cassonetti dati a fuoco, i genovesi si barricano in casa mentre fuori è l'inferno. Purtroppo però la situazione, già insostenibile per tutti, precipita. Sono da poco passate le 17 quando fuori dalla zona rossa parte uno scontro tra manifestanti e forze dell'ordine in Piazza Alimonda, i primi lanciano sassi, i secondi si difendono con i lacrimogeni.
Una land rover dafender con tre carabinieri a bordo cerca di seguire la ritirata dei circa 70 militari presenti ma rimane bloccata da un cassonetto dei rifiuti. Il veicolo apparentemente bloccato (le foto di alcuni giornalisti presenti sul luogo dimostreranno che l'autista aveva tutto lo spazio disponibile per fare manovra) si trova così circondato dai manifestanti.
Tra loro c'è Carlo: canottiera bianca, passamontagna e con in mano un estintore, estintore precedentemente lanciato dai carabinieri proprio contro i manifestanti.


Quello che è successo negli attimi successivi è immortalato in numerose fotografie: il carabiniere ha sempre parlato di legittima difesa, le foto però mostrano l'arma puntata al volto di Giuliani e non alle gambe, ma soprattutto la reale distanza del ragazzo rispetto al mezzo blindato e cioè circa 4 metri. In ogni caso le congetture non servono perché subito dopo Carlo si accascia a terra colpito da un colpo di pistola ma ancora vivo. L'autista solo ora cerca di liberarsi del cassonetto e fa retromarcia sul suo corpo, poi ingrana la prima e passa ancora su Carlo.
I manifestanti cercano di soccorrerlo ma quando
arriva la Pubblica Assistenza Carlo Giuliani è morto.
Cosa accade nelle ore successive è incredibile: il vicequestore Adriano Lauro inizia ad inseguire un manifestante urlandogli: « Bastardo! Lo hai ucciso tu, lo hai ucciso! Bastardo! Tu l'hai ucciso, col tuo sasso, pezzo di merda! Col tuo sasso l'hai ucciso! Prendetelo! » e anche nelle foto dei giornalisti compare una pietra affianco al corpo del ragazzo che prima non c'era e il tutto per scagionare il carabiniere Mario Placanica. Naturalmente la verità verrà subito fuori grazie agli scatti dei fotografi.
Inoltre i familiari del ragazzo verranno a sapere della sua morte solo in serata anche se subito dopo si era già a conoscenza dell'identità di Carlo grazie al suo cellulare.
Di stranezze, di dettagli che ti fanno indignare e arrabbiare in questa storia ce ne sono davvero tanti e non riguardano solo Carlo Giuliani ma anche ad esempio le violenze nella scuola Diaz.
Resta il fatto che sono passati dieci anni da quei folli giorni di inaudita violenza e giustizia non è stata fatta. Stroncata la speranza di avere giustizia l'unica cosa da fare e continuare a parlare dei giorni di Genova per non  lavare quel sangue almeno dai ricordi.

mercoledì 13 luglio 2011

Lotte razziali: una macchia sulla storia dell'America.

Il 12 luglio 1967 nella città di Newark, nel New Jersey, scoppia la rivolta degli afroamericani, una delle tante scoppiate in quegli anni in America, che dopo quattro giorni di violenti scontri lasciò dietro di se 23 vittime e più di 700 feriti.
Siamo in un periodo di generale trasformazione, di cambiamenti repentini, di sviluppo industriale, culturale ed economico. Ma non per tutti. Nella maggior parte delle città americane molti afroamericani sono costretti nei ghetti, vivono in situazioni precarie tra disoccupazione e povertà, senza poter avere una rappresentanza politica adeguata. Lo scoppio di una rivolta aleggiava nell'aria anche perché i neri di altre città si erano già ribellati ai sopprusi dei bianchi. A Nawark la scintilla che porta allo scoppio di questi violenti scontri fu la notizia della morte di un tassista nero, Weerd John Smith, che dopo aver commesso un'infrazione del codice della strada, viene fermato è picchiato a morte da due poliziotti bianchi.
Nella città è il delirio: scontri, rapine, sparatorie distruggono in pochi giorni un'intera città. La guardia nazionale non guarda in faccia a nessuno e in questa brutta vicenda rimangono colpiti anche donne e bambini.


Nel 1967 la città di Newark era una città completamente allo sbando, era  il simbolo della segregazione razziale, una terra di mezzo in cui si combatteva una guerra tra poveri: la polizia, formata prevalentemete da bianchi, cercava di arginare e di reprimere sul nascere qualsiasi tentativo di rivolta, la popolazione, formata per la maggior parte da neri, cercava una via d'uscita da quella che per molti era ancora una forma di schiavitù. Molti residenti bianchi abbandonano le loro case per ricominciare lontano da quel posto che era diventato invivibile. Così gli afroamericani si sono trovati soli in una città completamente distrutta e costretti a dover ricominciare senza l'aiuto di nessuno. Ma Nawark non è stata l'unica città a dover affrontare un esodo da parte dei bianchi dopo la scia di distruzione lasciata dalle rivolte razziali: a Watts c'è stata una sommossa a sfondo razziale di imponente portata durata per 6 giorni nell'agosto 1965 e alla fine della sommossa si conteggiarono 34 morti e più di 1.000 feriti. A Detroit, nel 1967, si contarono 43 vittime e dopo la morte di Martin Luther King in varie città ci furono altri scontri che provocarono 46 morti.

Il sangue versato e le battaglie condotte in prima fila da King non riuscirono ad eliminare del tutto il razzismo ma servirono comunque ad avvicinare anche parte del proletariato bianco alle battaglie per i diritti dei neri. Oggi in America gli afroamericani hanno, almeno legalmente, pari diritti anche se alcune discriminazioni rimangono negli stati del profondo Sud degli Stati Uniti, come in Texas, Louisiana e Alabama.
Sono passati 44 anni dalle rivolte razziali e una delle dimostrazioni più evidenti che le cose in America sono cambiate si è avuta il 20 gennaio 2009 quando come 44° Presidente degli Stati Uniti d'America è stato eletto Barack Omaba, primo afroamericano a ricoprire la carica.

giovedì 7 luglio 2011

I libri proibiti: il tesoro segreto del Vaticano

Deposito dell'archivio segreto Vaticano
Quando i nostri antenati si resero conto che la tradizione orale non garantiva alle loro storie, ai loro racconti e alle loro scoperte una trasmissione fedele nel corso del tempo, decisero di creare uno strumento che permettesse loro di tramandare di padre in figlio le narrazioni fedelmente, senza troppi errori: la scrittura.
Da quel momento ad oggi miliardi e miliardi di testi, di racconti, di poesie, di lettere sono state scritte e altrettante sono andate perdute. Esiste però un posto in cui il sapere universale è custodito con bramosia e cura, un posto in cui accedere è impossibile per quasi tutti gli uomini, un posto in cui ognuno di noi vorrebbe avere il privilegio di entrare almeno per una volta: gli archivi vaticani.
E' risaputo che per molti secoli la Chiesa ha cercato di contrastare con ogni mezzo, anche i più cruenti, lo svilupparsi di una cultura che andasse oltre i dogmi della Bibbia. Si urlava all'eresia e alla stregoneria per poter difendere quel potere ecclesiastico che l'intelligenza di molti stava minando attraverso scoperte scientifiche destinate a cambiare il modo di pensare dell'intera umanità e questo era considerato un pericolo.
Interi libri, volumi, disegni vennero requisiti dall'inquisizione e vennero fatti sparire.
Fortunatamente non del tutto ma, sfortunatamente, ai più non è concesso consultarli.
Raccolti in quegli scaffali ci sono secoli di storia: testi esoterici, accordi siglati, vangeli apocrifi, inventari sui tesori della Chiesa, testi scientifici, lettere e bolle papali. Insomma un immenso patrimonio per l'umanità ma di cui l'umanità è stata privata.
Istituito da Paolo V nel 1612, l'archivio segreto del Vaticano contiene opere che non vedono la luce da oltre 400 anni.
Da febbraio 2012 però ci sarà una piacevole novità: una mostra, Lux in arcana, darà la possibilità a tutti noi di osservare da vicino 100 documenti di inestimabile valore.
Sigilli della lettera dei membri del Parlamento inglese a
 ClementeVII sulla causa matrimoniale di Enrico VIII
Il più antico di tutti è il Dictatus papae di Gregorio VII (1073-1085), la carta che è alla base della teocrazia pontificia; saranno poi esposte la Bolla di deposizione di Federico II (1245), conseguenza diretta del Dictatus, con la quale il Papa Innocenzo IV scomunica l’Imperatore; la Lettera dei membri del Parlamento inglese a Clemente VII sulla causa matrimoniale di Enrico VIII (1530), considerato il documento più impressionante prodotto nell’Inghilterra dei Tudor. 

Firma di Galileo Galilei tratto dagli atti del processo
Tra i documenti più significativi troviamo gli Atti del processo di Galileo Galilei (1616-1633), l’incartamento completo, con tanto di manoscritti dello scienziato, relativo al processo al termine del quale Galileo pronunciò l’abiura. Inoltre verranno esposti due documenti che, prima ancora che per il loro contenuto, colpiscono per la peculiarità dei supporti su cui sono scritti: la lettera su seta di Elena di Cina a Innocenzo X (1650), con tanto di pizzi e sigillo tradizionale, e la Lettera su corteccia di betulla degli indiani d’America a Leone XIII (1887).
Più recenti ma per questo non meno importanti i  documenti del cosiddetto «periodo chiuso» relativi alla Seconda Guerra Mondiale e al pontificato di Pio XII che saranno consultabili per la prima volta. Il limite cronologico posto alla consultabilità dei documenti conservati nell’Archivio Segreto Vaticano è infatti fissato a tutto il pontificato di Pio XII (ottobre 1958).
I documenti che saranno dunque eccezionalmente esposti , spiega Mons. Sergio Pagano, Prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano «non faranno luce su Papa Pacelli, ma saranno piuttosto documenti “emotivi” che faranno rivivere la drammatica atmosfera di quegli anni». Aggiunge poi che, secondo le previsioni, «il pontificato di Pio XII sarà aperto fra tre o quattro anni, anche se l’ultima decisione in merito spetta sempre al Santo Padre».
Questa mostra che si concluderà a settembre 2012 rimane comunque un'occasione unica per osservare da vicino 12 secoli di storia che fino ad oggi ci sono stati negati.

Per saperne di più consulta il sito

lunedì 4 luglio 2011

Is this the end?


« Voglio sentire il sapore, voglio ascoltarla, voglio annusarla. La morte viene una volta sola, giusto? Non voglio mancare all'appuntamento. [...] Amico non lo so. Potrebbe essere l'esperienza che ti fornisce il pezzo mancante del mosaico… »   
(Jim Morrison)


Sono passati quarant'anni dalla morte di Jim Morrison ma come dimostrano queste foto scattate nel cimitero di Pere Lachaise a Parigi, il mito del "Re Lucertola" è tutt'altro che tramontato.
Fans di tutte le età si sono ritrovati davanti alla tomba di Morrison per rendergli omaggio, per rendere omaggio al leader di un gruppo che negli anni '60 ha formato una generazione di ragazzi: The Doors. Le contestazioni studentesche, le battaglie contro la guerra in Vietnam, la rivoluzione culturale sono state fonti d'ispirazioni non solo per il gruppo ma anche per milioni di ragazzi che avevano deciso di riprendersi la loro vita, di seguire i loro ideali e di credere in quello che ritenevano giusto e non in quello che gli era stato ordinato. jim era uno di questi ragazzi.
Stanco di una famiglia medio borghese e conformista decise di trasferirsi in California nel 1964 per iscriversi all'università cinematografica, qui finalmente si apre e riesce ad avere degli amici. Nonostante i brillanti risultati che stava ottenendo negli studi lasciò l'università dopo che un suo cortometraggio venne rifiutato per un'apparizione al "Royce Hall".
Decise allora di formare un gruppo con un suo compagno di università Roy Manzanek, che suonava le tastiere, in seguito si aggiunsero Robby Krieger alla chitarra e John Densmore alla batteria.
Inizia così loro il viaggio nella storia della musica: questi quattro ragazzi inconsapevoli del loro destino hanno lasciato un segno indelebile nel panorama musicale di tutti i tempi.
Ma il successo spesso conduce chi ne viene investito su vie traverse che, se percorse fino alla fine, portano al baratro. Ed questo e quello che è accaduto a Jim Morrison: l'alcol, le droghe conducono il cantante all'autodistruzione. La facilità con cui assume LSD lo porta ben presto a non avere più controllo di se stesso, diventa irascibile, violento e imprevedibile creando non pochi problemi anche al resto del gruppo.
ΚΑΤΑ ΤΟΝ ΔΑΙΜΟΝΑ ΕΑΥΤΟΥ: nel segno del suo demone.
Dopo una vita eccessi jim Morrison viene trovato morto il 3 luglio 1971 nel del suo appartamento a Parigi. Pamela Carson, la sua storica compagna, morta di overdose tre anni dopo di lui, disse di averlo trovato morto nella vasca da bagno. Quando gli amici arrivarono a Parigi la bara era già chiusa e non poterono vedere il cadavere del cantante ma solo visionare il suo certificato di morte. L'autopsia non fu fatta. Il certificato medico parla di "morte naturale" per arresto cardiaco ma sono molti coloro che sostengono che la morte sia sopraggiunta per una dose sbagliata.
La sua morte, avvolta ancora oggi  nel mistero, ha contribuito ad ampliare il numero degli iscritti al Club 27: artisti, tutti 27enni, sono morti in circostanze mai del tutto chiare come Jimi Hendrix, Brian Jones, Janis Joplin e Kurt Cobain. 
Per il 40° anniversario della morte di Jim Morrison è stato realizzato il documentario When You’re Strange, dedicato alla rock star scomparsa prematuramente. La voce di Johnny Depp, doppiato in italiano da Morgan, racconta la storia del musicista dannato e della sua band. 

Una delle ultime foto di Jim Morrison





mercoledì 29 giugno 2011

Christine Lagarde: una donna al vertice

Christine Lagarde, 55 anni, ministro delle finanze francese è diventata la prima donna scelta come direttore generale e presidente del Comitato esecutivo del Fondo Monetario Internazionale, Fmi, fondato nel 1944 con gli accordi di Bretton Woods.
E' la prima volta per una donna ma di certo non per un europeo considerando che, da quando è stato istituito il Fmi, sulla sua poltrona più importante si è sempre seduto un cittadino del vecchio continente.
La nomina della Lagarde segna la conferma di una prassi in vigore dal 1946 ma che i Paesi cosiddetti Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) giudicano ormai superata e cioè la direzione della Banca mondiale riservata a un americano e quella del Fmi ad un europeo.
"Sono profondamente onorata per la fiducia riposta in me dal Consiglio Direttivo. Vorrei ringraziare di cuore tutti i membri del Fondo per l'ampio sostegno ricevuto e vorrei anche esprimere il mio rispetto e la stima per il collega e amico, Agustìn Carstens - banchiere centrale del Messico e altro candidato alla presidenza." Queste sono state la prime parole della Lagarde quando ha saputo di essere stata scelta come direttrice, subito dopo i commenti relativi alla crisi internazionale e ai grossi problemi che affliggono la Grecia.
Una donna al vertice è una grande vittoria ma soprattutto un reale segno di cambiamento all'interno di ambienti che da sempre si sono dimostrati restii nel permettere alle donne di occupare posti di grande prestigio. Inoltre la notizia fa ancora più scalpore se si pensa che la Lagarde va a sostituire Dominique Strauss Kahn, suo connazionale dimessosi per essere stato accusato di violenza sessuale su una cameriera dell'hotel di Manhattan dove alloggiava e attualmente agli arresti domiciliari.
Che dire? Equilibrio cosmico?

sabato 25 giugno 2011

New York loves gay marriage

La gioia, mista a commozione, sui visi di questi uomini e di queste donne è dovuta ad una decisione storica: lo stato di New York con 33 voti favorevoli e 29 contrari ha approvato al Sanato il matrimonio tra coppie omosessuali.
La decisione è resa ancora più storica se si pensa alla presenza a New York delle numerose comunità italo-americane, polacche e irlandesi tutte molto legate alla chiesa cattolica.
Il governatore Andrew Cuomo già in campagna elettorale aveva espresso la sua forte approvazione alle nozze gay e aveva promesso il raggiungimento di questo risultato in caso di elezione. Ieri sera la promessa è stata mantenuta e i festeggiamenti sono durati tutta la notte.

New York è così il sesto stato americano ad aprire le porte alle nozze gay ma soprattutto è il più popoloso. Il matrimonio gay fino a ieri era legale negli Stati del Massachusetts, Connecticut, Vermont, New Hampshire, Iowa, oltre che nella capitale federale Washington. Con l’aggiunta di New York la popolazione di questi Stati arriva al 10% del totale degli Stati Uniti.
Già nel 2009 la riforma era stata proposta al senato ma era stata seccamente respinta. I movimenti gay però non si sono arresi e hanno condotto una grande campagna di sensibilizzazione accompagnata da un cauto sostegno da parte del presidente Obama che nel febbraio 2011 ordinò al dipartimento della Giustizia di non difendere più il Mariage Act, cioè una legge che definisce il matrimonio come unione esclusiva tra uomo e donna. Inoltre giovedì scorso Barack Obama ha incontrato proprio a New York nel corso di una cena elettorale alcuni esponenti dei gruppi omosessuali più rilevanti d’America e ha sottolineato che: "Le coppie gay meritano di avere gli stessi diritti di tutte le altre coppie".
Una tra le prime star ad aver commentato il successo è stata Lady Gaga, indiscutibile icona gay che in lacrime ha urlato: "Non riesco a smettere di piangere, ce l'abbiamo fatta ragazzi!".
Il Vaticano invece non ha ancora commentato la notizia ma sicuramente la posizione che assumerà sarà di totale opposizione.
Da apprezzare invece la scelta dei fautori per la parità dei gay che grazie ad una concessione importante, e cioè il diritto all’obiezione di coscienza per tutti quei religiosi che vorranno astenersi dal celebrare nozze gay senza esporsi a sanzioni legali, hanno spostato alcuni consensi decisivi anche nelle comunità dei credenti.
Trovo significativa la scelta da parte di queste persone che pur di raggiungere il loro obiettivo hanno deciso di andare incontro ai prelati più intransigenti, di andare incontro a coloro che hanno sempre ostacolato il loro cammino, cercando di mitigare le loro idee.
Mi piacerebbe vedere anche dall'altra parte un segnale avvicinamento nei confronti di chi, in fin dei conti, vuole solo essere libero di amare.

venerdì 24 giugno 2011

L'odissea di Napoli e dei suoi rifiuti



Qualche giorno fa chiacchierando con una mia amica di una possibile meta turistica ci siamo ritrovate a parlare di Napoli. Io le dicevo che mi piacerebbe visitarla perché tutte le persone che ci sono state serbano un buon ricordo, parlano di una splendida città, di gente cordiale e disponibile e di ottima cucina. Anche lei, che a Napoli c'è stata qualche tempo fa mi confermava le stesse impressioni ma, di tutte le splendide cose che mi ha raccontato una mi ha colpito più delle altre: mi diceva che mentre era in giro con i suoi amici si sono fermati a chiedere delle indicazioni e un uomo, cordialissimo, si è messo a loro disposizione. E fin qui nulla di strano. Il problema sta nel tipo di risposta che l'uomo ha dato: per indicare la seconda strada a destra ha asserito "lo vedete il primo ammasso di spazzatura? Superatelo e girate al secondo!" 
Io non ci potevo crede: possibile che la gente di Napoli abbia familiarizzato così tanto con i rifiuti da inserirli addirittura nelle indicazioni stradali?
No, certo che no. I napoletani non si sono arresi alla lotta contro i rifiuti, non si sono rassegnati alla loro presenza ma loro malgrado hanno dovuto imparare a conviverci.
Ma è comunque lampante che la gente di Napoli è stanca, arrabbiata e preoccupata e lo dimostra tutti i giorni.
E' stanca perché questa situazione va avanti oramai da troppo tempo, è arrabbiata perché le promesse sono state tante e non sono state mantenute, ma in particolar modo i napoletani sono preoccupati: sono preoccupati per la loro salute, per la salute dei loro figli, per la riuscita dei loro raccolti e della stagione turistica.


Proprio ieri il Codacons ha affermato che depositerà una denuncia alla Procura di Napoli perché: "La presenza di immondizia nelle strade di Napoli ha raggiunto livelli preoccupanti e tali da rappresentare un concreto pericolo per la salute dei cittadini. Il rischio e' lo scatenarsi di qui a breve di una vera e propria epidemia nella città, con la diffusione incontrollata di sostanze nocive e infettive nell'aria e l'insorgenza di malattie nei centri abitati. Per questo abbiamo chiesto alla Procura di aprire una indagine per i reati di epidemia, inquinamento e omissione di atti dovuti, chiedendo al tempo di stesso di procedere all'immediato sequestro dei cumuli di spazzatura presenti per le strade, e disporne lo smaltimento coatto nelle discariche di tutta Italia."
Anche il presidente Napolitano non ha nascosto la sua apprensione per la situazione che si è venuta a creare e ha aggiunto di aver espresso più volte al Presidente del Consiglio la sua preoccupazione al riguardo, anche per la mancata approvazione del decreto che consente il trasferimento dei Rifiuti in altre Regioni ma, come dicevo prima, tante sono state le promesse e troppo pochi i fatti.
Il sindaco de Magistris durante la conferenza stampa tenutasi ieri non ha usato mezzi termini per attaccare il governo, queste le sue parole: "A Napoli la situazione ambientale e sanitaria è grave, ma la salute pubblica è messa ancora più a rischio dai roghi che, dolosamente, vengono appiccati. Berlusconi dimostra con i fatti che se ne frega di Napoli", ha detto il sindaco ribadendo che il Governo" si è lavato le mani, facendo come Ponzio Pilato. Non si è assunto le sue responsabilità e altri sono lenti ad adottare provvedimenti che potrebbero liberare la città dai rifiuti, ognuno deve fare la sua parte".
Speriamo che questa volta davvero ognuno faccia la sua parte prima che la situazione precipiti del tutto.

I turisti in giro per la città fotografano la spazzatura 

giovedì 23 giugno 2011

Il sesso vende a destra...ma anche a sinistra!

Era il 13 febbraio 2011 quando le donne, affiancate dai loro uomini, scendevano nelle piazze di tutta Italia per gridare il loro sdegno nei confronti di una società che strumentalizza il corpo delle donne, il loro sdegno nei confronti di un Presidente del Consiglio che non nasconde assolutamente il suo interesse per il gentil sesso tanto da organizzare feste nelle sue dimore con ragazze poco più che maggiorenni.
Le polemiche dunque nascono e si rivolgono soprattutto al Premier che con le sue affermazioni non fa che peggiorare la sua, già poco piacevole, situazione legata allo scoppio del Rubygate (ricorderete la frase pronunciata al Salone del ciclo e motociclo alla Fiera di Milano:"meglio essere appassionato di belle ragazze  che gay").
Ma non solo, il comitato delle donne di Se non ora quando, questo il nome dato all'iniziativa, accusano anche i media. La loro colpa sta nel proporre sempre più spesso l'idea di donna attratta dalle mete facili, dai facili guadagni, l'idea di una donna che per arrivare ai suoi obiettivi non usa la propria intelligenza, non usa la propria cultura ma il proprio corpo.
Naturalmente, anche se era stato chiesto dalle organizzatrici di non politicizzare l'evento perché desideravano che la loro trasversalità fosse rispettata, l'opposizione, presente con tutti i suoi leader ma senza bandiere, il giorno dopo la manifestazione ha parlato di importante risultato per le donne ma anche per la sinistra.
Oggi 23 giugno la polemica del comitato Se non ora quando ha cambiato il suo bersaglio e si è rivolta proprio all'opposizione in particolare al PD, perché nonostante tutte le critiche rivolte al Premier sulla strumentalizzazione del corpo delle donne, ha utilizzato per annunciare l'annuale Festa dell'Unità di Roma questa immagine:



Certo in ambito politico, dopo le amministrative e dopo i referendum, il vento è sicuramente cambiato ma utilizzare un paio di gambe per annunciarlo è sembrata una caduta di stile e in molti si stanno chiedendo se il PD predichi bene ma razzoli male.
Il mio compito in questo contesto non è quello di dare un giudizio politico su una campagna pubblicitaria ma vorrei ricordare che il sesso, messi da parte i moralismi, vende indipendentemente dal partito di appartenenza e infine vorrei associarmi al comunicato stampa rilasciato dal comitato nazionale di Se non ora quando: «L'abbinamento fra lo slogan 'Cambia il vento e l'ennesima immagine strumentale del corpo femminile - si legge in una nota - ci lascia stupite e attonite. Il comitato protesta ancora una volta di fronte all'uso del corpo delle donne come veicolo di messaggi che nulla hanno a che fare con esso e invita il Partito democratico romano a ritirare la campagna, anche per rispetto verso milioni di donne italiane il cui voto è stato fondamentale nelle amministrative e nei referendum nazionali del 12 e 13 giugno»

martedì 21 giugno 2011

Kamikaze a nove anni: verità o strumentalizzazione?




Negli occhi di questa bambina di nove anni, Sohana Ali Javaid  c'è tutto lo spavento, la paura di chi ha vissuto una brutta esperienza, di chi si è trovato da solo ed indifeso davanti al pericolo.
La storia della piccola Sohana, non ci sono fonti sull'attendibilità del nome, ha fatto il giro del mondo suscitando però dubbi e scetticismo da più parti.
Ieri la polizia pachistana nel corso di una conferenza stampa, durante la quale era presente anche la piccola, ha raccontato di aver salvato Sohana da alcune persone, pare due uomini e una donna, che dopo averla drogata e rapita l'avrebbero costretta ad indossare un giubbotto pieno di otto chili d'esplosivo per farlo esplodere una volta vicina ad una postazione della polizia, davanti a un checkpoint a Lower Dir, nel nord ovest del Pakistan.
Gli strani movimenti della ragazzina e la sua evidente paura, pare infatti si sia messa ad urlare una volta visti i poliziotti, hanno insospettito le forze dell'ordine che sarebbero intervenute salvando la bambina ed evitando una strage. I rapitori nel frattempo si sono dileguati e di loro non si ha più nessuna traccia.
Nonostante Sohana abbia risposto alle domande dei giornalisti senza mai contraddirsi e rispettando fedelmente la versione della polizia, il condizionale è d'obbligo. Infatti non sarebbe la prima volta che gli ufficiali pachistani affermano di aver sventato un attentato solo per accrescere il loro prestigio internazionale e per aumentare i loro meriti agli occhi della comunità nazionale.
Ma se si ha purtroppo la certezza che gli estremisti costringono i bambini ad arruolarsi nelle loro file per farli diventare kamikaze, la storia della piccola Sohana Ali Javaid,  ha qualche punto oscuro. Molti attivisti, seguiti dai giornalisti indipendenti, hanno passato la giornata di ieri a cercare riscontri sul racconto che la piccola ha fatto sulla sua famiglia e sulla sua casa ma nella zona indicata nessuno riconosce Sohana nella foto né tantomeno ci sono denunce di bambine scomparse.

lunedì 20 giugno 2011

Ken scarica Barbie: è un'assassina!

Che Greenpeace per promuovere le proprie battaglie utilizzi mezzi e modi sempre originali e spesso poco ortodossi è risaputo ma questa volta l'associazione ambientalista ha voluto giocare la carta della simpatia ed il risultato è davvero notevole.
La campagna è condotta contro la Mattel, la casa produttrice della mitica Barbie. Le accuse mosse all'azienda riguardano il confezionamento delle Barbie e i suoi materiali prodotti attraverso il disboscamento delle foreste pluviali indonesiane. La Mattel infatti utilizza imballaggi prodotti dal già noto distruttore delle foreste pluviali, la Asia Pulp and Paper (APP). La APP continua a radere al suolo le foreste pluviali con conseguenze nefaste per flora, fauna e clima.
Ma, e qui viene il bello, indovinate chi è il testimonial di questa nuova campagna di GreenPeace? Ken! Ebbene sì, lo storico fidanzato di Barbie dopo decenni e decenni di fidanzamento ha deciso di chiudere la sua relazione con la bambola più famosa al mondo dopo aver visto un video in cui la sua ragazza è accusata di essere coinvolta nella deforestazione e nell'uccisione di diverse specie animali. (intervista a ken)
Deluso e scioccato dalla scoperta che la dolce Barbie è in realtà una serial killer Ken è comparso, grazie all'aiuto di alcuni attivisti, sulla facciata del quartier generale della Mattel a Los Angeles dove è stato affisso un enorme poster con la sua faccia che afferma: Barbie, It's Over.
Senza dubbio un'ottima campagna pubblicitaria, ma speriamo che non sia servita solo a farci sorridere...

sabato 18 giugno 2011

Dalì Atomicus

Parlare di un artista poliedrico come il surrealista Salvador Dalì mi risulta
difficile perché il suo stile, più degli altri, non può essere costretto dalle parole, non può essere imprigionato dal conformismo delle idee. Per capire Dalì bisogna vedere le sue opere, toccarle con mano, visitarne gli spazi, apprezzarne le stranezze e le assurdità.
Dalì è sempre stato molto attento alle avanguarie, ha sempre sperimentato ogni tipo d'arte: non solo pittura, scultura e architettura ma anche scrittura, teatro, cinema e fotografia.
Naturalmente anche quando si è confrontato con "mestieri" che non gli appartenevano totalmente, Dalì non si è adeguato ma ha continuato ad esprimersi a modo suo. Un esempio della follia dell'artista è senza dubbio
la foto scattata dall'amico e fotografo, Philippe Halsman. Ecco cosa narra la legenda su questa foto scattata nel 1948: pare che Halsman contò fino a quattro, Dalì fece un salto, gli assistenti del fotografo lanciarono
tre gatti e un secchio d'acqua  nell'inquadratura, mentre la moglie del fotografo teneva sollevata la sedia sulla sinistra. Ci vollero ben ventisei tentativi per raggiungere questo desiderato e spettacolare risultato.

Dalì Atomicus

Risultato che è un vero e proprio dipinto surrealista, la trasposizione realistica dell'immaginazione dell'artista.
Se come me siete rimasti affascinati da quest'uomo ecclettico e volete "vederne" di più, vi ricordo che fino al 25 settembre 2011 è possibile visitare la mostra dedicata a Dalì nel castello di Otranto. (vai al sito)
...e buon percorso surrealista a tutti.

venerdì 17 giugno 2011

La danza con le beluga




Guardando questa foto mai ci verrebbero in mente i problemi che l'uomo, con la sua voglia di dominare, ha causato alla natura e neanche i terribili avvertimenti che Madre Natura ci ha riservato più volte per ammonirci dei danni provocatole, perché qui uomo e natura formano un sodalizio perfetto.
Siamo di fronte a un'esperienza magica: la russa Natalia Avseenko, una sub esperta di 36 anni, si è tuffata nelle gelide acque (-1 C°) del Mar Bianco vicino al circolo polare Artico per incontrare queste curiose e maestose creature, le beluga.
Queste balene bianche non sembrano per niente impaurite dallo strano ospite che, per stabilire con loro un contatto ancora più unico, ha deciso di rinunciare alla muta e di tuffarsi negli abissi completamente nuda.
Pare infatti che questi animali poco sopportino il contatto con materiali artificiali.
Naturalmente Natalia prima di poter affrontare un tale incontro ha dovuto esercitarsi a lungo ed è riuscita ad avvicinare i due esemplari grazie alle tecniche di respirazione yoga che le hanno permesso di poter restare sott'acqua per quasi undici minuti e di poter instaurare così un rapporto più intimo con Matrena e Nilma.
Le beluga, dal canto loro, sembrano a loro agio in questa insolita veste di "compagne di gioco" e si divertono a farsi coccolare in quello che sembra una spettacolare danza fuori del tempo e dallo spazio.